“Le città sono il luogo dove si concentrano la gran parte delle attività culturali e di intrattenimento. Se i cinema chiudono, i teatri chiudono, le compagnie falliscono, gli attori e i tecnici non trovano più lavoro, perdiamo competenze preziosissime ma anche punti di riferimento e di coesione fondamentali per le nostre comunità”. Francesca Leon, assessore alla Cultura del Comune di Torino, sintetizza così le motivazioni che l’hanno spinta a promuovere e sottoscrivere, insieme ad altri 11 colleghi di grandi città italiane, un manifesto per chiedere al governo misure di sostegno per il settore culturale provato dall’emergenza coronavirus. Un grido d’allarme su una situazione già difficile, ma drammaticamente acuito dalla crisi economica determinata dalla chiusura delle città, ambiente di elezione della maggior parte dell’offerta culturale del Paese.
“Per un settore già fragile per la progressiva riduzione delle risorse pubbliche negli ultimi 10 anni e per una contrattualistica che ha favorito molte situazioni di precariato, il problema da affrontare subito è quello della tutela occupazionale”, osserva Leon. Ma “già domani dovremo preoccuparci della sostenibilità delle istituzioni culturali, sia quelle grandi come le fondazioni e le partecipate, che delle piccole che sono la base del tessuto sociale delle città”.
Da quale misura ripartire? “Di certo dalle risorse alle amministrazioni comunali, non solo per riprogrammare ma anche per ripensare nelle città un’offerta culturale che in questi anni ha cercato di rendersi autonoma spingendo sulla vendita di servizi o sulle sponsorizzazioni. Tutte condizioni che – sottolinea Leon – verranno meno per la crisi complessiva del sistema Paese. Risorse per contenere l’emorragia occupazionale ma soprattutto per garantire la sopravvivenza di filiere su cui si regge l’offerta culturale cittadina”, sottolinea l’assessore torinese. Che si augura che “il Mibact, in un’ottica di sistema, riesca a fare sintesi tra le tante proposte di rilancio avanzate”.
“A Firenze, l’aspetto che mi allarma di più è dato dalla grave sofferenza patita dalle piccole realtà culturali, quelle con le spalle meno larghe, gran parte delle quali hanno contribuito a rendere anno dopo anno sempre più viva e articolata la nostra programmazione culturale diffusa”, sottolinea da parte sua l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi.
“In questa fase di crisi era importante dare un segnale forte e trasversale: gli assessori alla cultura di 12 grandi città, governate da amministrazioni di diverso colore politico, si mettono insieme per tutelare il settore culturale e per attivare un dialogo diretto con il ministero. Le proposte che il nostro gruppo di lavoro ha prodotto e l’attenzione non scontata che il ministro Franceschini e i vertici del MIBACT hanno riservato ad esse testimoniano la bontà dell’iniziativa”.
In concreto per l’assessore fiorentino “serve urgentemente un ‘cura cultura’, un fondo straordinario dedicato alle città come Firenze che, vista la loro natura di città d’arte, hanno subito più di altre l’impatto della crisi del settore culturale e turistico. A questa necessaria iniezione di liquidità andrebbe affiancata un’estensione delle maglie dell’Art Bonus a tutte le categorie possibili della cultura”.
“Il settore culturale è strategico per noi visto che Genova è tra le principali città d’arte: cultura e turismo sono voci fondamentali della nostra economia e negli anni abbiamo investito molto per tenere alto il livello dell’offerta”, evidenzia l’assessore Barbara Grosso che non si nasconde l’impatto forte su occupazione e tenuta delle piccole realtà culturali.
Ma la crisi che si è abbattuta sulla filiera cittadina può anche essere un’opportunità per riprogrammare in modo diverso. “L’emergenza ha dato una forte accelerata sulle modalità alternative di fruizione dell’offerta culturale: nell’immediato diventa importante sia l’adeguamento delle infrastrutture digitali che della dotazione strumentale dei vari presidi culturali. Un percorso che – rileva Grosso – dovrà andare di pari passo con la graduale ripresa delle modalità ordinarie rimodulate sulle nuove regole di distanziamento sociale”. In estrema sintesi “la crisi come occasione di crescita culturale come avvenuto con la ricostruzione del ponte Morandi”.
“Anche da noi l’impatto maggiore del forzato blocco delle attività si è abbattuto sulle organizzazioni più fragili che rappresentano dei veri e propri presidi a sostegno delle fasce deboli, con numerosi progetti di recupero del disagio sociale o realizzati nelle scuole”, evidenzia Paola Piroddi, assessore alla Cultura del Comune di Cagliari.
“Purtroppo la situazione di emergenza sanitaria non ha fatto altro che mettere in luce una situazione di precarietà enorme del settore culturale, dove abbiamo lavoratori con mille tipologie
contrattuali e dove sta emergendo in modo prepotente un’attività in nero spaventosa”, aggiunge Piroddi. Per questo “serve un forte intervento dello Stato non solo dal punto di vista delle risorse, ma anche della omogeneità delle regole. Per la ripartenza con la possibile riapertura estiva di alcuni parchi, dobbiamo accelerare i tempi burocratici fornendo direttive precise ai Comuni. Prima arrivano le regole e prima le amministrazioni comunali riusciranno ad attrezzarsi”, conclude l’assessore cagliaritano.