“Riteniamo fondamentale che massima attenzione sia rivolta alla formazione e all’aggiornamento costante degli operatori tutti: a partire da quelli comunali, sanitari, della giustizia e delle forze dell’ordine perché, oltre a combattere una cultura violenta, dobbiamo incoraggiare le donne a denunciare e, se le donne denunciano, devono trovare personale altamente qualificato che prenda in carico la denuncia e attivi la rete dei servizi territoriali”. Lo ha detto la sindaca di Termini Imerese e delegata Anci alle Pari opportunità, Maria Terranova, alla riunione dell’osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica convocata stamane dalla ministra per le pari opportunità Eugenia Maria Roccella.
“Purtroppo – ha continuato la sindaca Terranova – sono ancora poche le donne che denunciano (solo il 15 % delle donne uccise aveva denunciato l’autore della violenza) e una delle principali ragioni risiede nel timore di non essere credute dalle istituzioni e dalla paura che la denuncia possa in qualche modo ritorcersi contro di loro”.
Proprio per questo motivo, è assolutamente necessario secondo la delegata Anci “potenziare gli strumenti di prevenzione, investendo maggiori risorse su strumenti, anche tecnologici, che rendano efficaci i provvedimenti di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o di ammonimento nei confronti degli uomini autori delle violenze”.
Al tempo stesso è prioritario “concentrarsi sui tempi, assolutamente non confortanti, della emissione dei provvedimenti.
“Basti pensare – ha sottolineato Terranova – che il tempo per ottenere il provvedimento richiesto è di sette giorni solo nel 17,4% e di uno se non due mesi nel 30 % dei casi”.
“Anci – ha continuato la sindaca di Termini Imerese – è impegnata, da tempo, per una concreta attuazione del Piano strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne e, come abbiamo sottolineato numerose volte, occorre lavorare per ridurre i ritardi con cui i fondi statali raggiungono i CAV e le Case Rifugio attraverso le Regioni”. In tal senso, “serve – ha rimarcato – un coinvolgimento diretto dei Comuni”.
D’altra parte, “i dati Istat parlano chiaro: nel 2021 sono circa 19.600 le donne che hanno affrontato il percorso di uscita dalla violenza con l’aiuto dei Cav che rappresentano i primi centri ai quali si rivolgono più del 70% delle donne che hanno subito per anni episodi di violenza”.
In coda al suo intervento la sindaca ha poi chiarito che “la violenza contro le donne è sì una violazione dei diritti umani, ma è altresì un problema di sanità pubblica.
Le donne hanno bisogno di essere prima di tutto accolte e ascoltate: per questo motivo riteniamo vitale il ruolo dei consultori, da tempo in grave crisi sia in termini di risorse economiche destinate che di personale (mancano psicologi e assistenti sociali), perché massima espressione di quella sanità pubblica, di prossimità e liberamente accessibile”.