“La storia ci insegna che dopo ogni periodo buio sono stati i Comuni e le città, il motore della rinascita. Abbiamo bisogno di un nuovo rinascimento che guardi al futuro senza lasciare nessuno indietro. I settori di sviluppo indicati dalla commissione europea, sostenibilità, trasformazione digitale e contrasto alla povertà sono l’ambito di azione del governo degli enti locali.
Affrontiamo giornalmente questi aspetti della vita dei cittadini. Fronteggiamo le criticità che investono le loro vite. E in questo periodo di particolare difficoltà abbiamo dato prova di saper tenere il passo dell’emergenza. Chiediamo oggi quindi al governo, di avere lo stesso passo dei sindaci”. Lo ha detto Antonio Decaro intervenendo a nome dei sindaci italiani agli stati generali dell’economia in corso a Roma.
“Siamo venuti qui non per rivendicare un ruolo o per rappresentare gli interessi di una città piuttosto che di un’altra, ma perché siamo consapevoli che solo chi conosce e interpreta le esigenze, i bisogni e le speranze quotidiane di 60 milioni di persone può contribuire alla rinascita di un intero Paese.
I Comuni sono i principali e più importanti investitori pubblici: nel 2019 il 24,4 per cento delle opere, cioè un quarto del totale, è stato realizzato da Comuni e Città metropolitane. E per questo sono il naturale volano per la crescita economica. A patto che i Comuni possano contare su una serie di interventi immediati:
- finanziamento diretto;
- immediata riduzione dei passaggi burocratici e formali per l’individuazione dei fondi;
- poteri commissariali per i sindaci, almeno per le opere più importanti, sopra i due milioni di euro;
- semplificazione del contenzioso con risarcimento per chi ricorra e dimostri di aver subito un danno, ma niente stop ai lavori;
- procedimenti autorizzatori per gli investimenti più snelli.
Per i piccoli Comuni, contemporaneamente, una “strategia Italia” che rafforzi e specializzi le singole vocazioni territoriali. Misure multiple destinate a valorizzare le bellezze architettoniche e la storia culturale, le bellezze naturali, il patrimonio enogastronomico e la qualità della vita. Puntare ai distretti del benessere, ai borghi culturali, ai Comuni del riposo per un Piano “Italia dei Comuni”.
Infine serve attenzione alle periferie sociali delle grandi città. Le condizioni di marginalità e di esclusione sociale aumenteranno anche a causa dell’emergenza: immaginiamo una terapia d’urto immediata non limitata alle misure di sostegno al reddito”.