A seguito dell’ incontro con il Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e con la Conferenza dei Capigruppo abbiamo chiesto di procedere in tempi molto stretti, visto l’approssimarsi della scadenza naturale della legislatura regionale, che determina le scadenze e i termini che incidono al momento senza alcuna certezza sulle legittime scelte dei Sindaci della nostra regione in merito alla eventuale candidatura alle prossime elezioni regionali .
Il Presidente Gianguido D’Alberto ha rilasciato la seguente intervista.
Da Il Centro Rossano Orlando PESCARA
Cinque giorni ancora per cambiare la legge elettorale regionale prima dell’ingresso nel cosiddetto “semestre bianco” nel quale sono vietate modifiche legislative su questioni che riguardano il ricorso alle urne. È quanto resta al consiglio regionale per recepire l’appello del presidente dell’Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto, sindaco di Teramo, e di altri primi cittadini che nei giorni scorsi hanno sottoscritto un documento per il “via libera alle nostre candidature”. Ieri l’argomento era inserito all’ordine del giorno della conferenza dei capigruppo nel corso della quale il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, ha chiesto ai responsabili delle forze politiche di esprimersi. Ma devono farlo subito, per l’esattezza entro il 10 agosto, vigilia del semestre bianco. E l’occasione propizia può essere data dalla seduta dell’assemblea di Palazzo dell’emiciclo convocata per martedì 8.«Apprezziamo, anche se pur tardiva, l’apertura del consiglio regionale alla sacrosanta e giusta richiesta dei sindaci di rimuovere una norma ingiusta», dice il presidente D’Alberto, «che penalizza il livello istituzionale dei sindaci, quello più vicino ai cittadini, e che chiede di ripristinare correttezza e giustizia nella legge sulla ineleggibilità e sulla incompatibilità. La rimozione della ineleggibilità e la sua sostituzione in caso di incompatibilità consente di ripristinare una condizione di dignità istituzionale per l’esercizio dell’attività dei sindaci abruzzesi che sono penalizzati rispetto ai colleghi di altre regioni. La norma abruzzese», sottolinea D’Alberto, «è un unicum nel panorama italiano e penalizza fortemente i sindaci. È un’azione di collaborazione istituzionale e di rispetto per la dignità del ruolo dei primi cittadini che abbiamo l’occasione di rimuovere. Qualora non dovesse passare questa proposta principale, c’è la richiesta subordinata di rimuovere il termine di 90 giorni che decorrono dalla data di presentazione delle candidature a ritroso, quindi 120 giorni dal momento del voto, che oltre a essere un termine lungo, che costringe i sindaci a lasciare i propri Comuni in uno stato di commissariamento, è anche una disposizione illegittima e incostituzionale perché irragionevole, legata a un termine incerto. Oggi i sindaci non sanno neppure la data di rimozione della stessa causa di ineleggibilità. In tutte le regioni italiane ciò non accade. Ora i capigruppo regionali sono informati così come tutti i consiglieri: apprezziamo la loro disponibilità al dialogo ma vogliamo vedere la volontà di accogliere queste richieste da parte del sindaci abruzzesi formulate addirittura da anni».La legge da modificare è del 2004: una norma che, di fatto, sbarra le porte della Regione a chi guida le amministrazioni comunali. Sono ineleggibili, infatti, i sindaci dei Comuni abruzzesi con popolazione superiore a 5mila abitanti, e incompatibili quelli dei centri dell’Abruzzo con popolazione superiore a 2mila abitanti. Altrove non è così: in Molise, ad esempio, nelle recenti elezioni regionali si sono sfidati due sindaci. L’appello di D’Alberto è a nome di una platea di portatori di interessi che conta 305 fasce tricolori, alcuni dei quali non nascondono l’intenzione di volersi candidare alla consultazione elettorale del prossimo anno. Si tratta di un esercito di primi cittadini di centrodestra e di centrosinistra uniti dalla stessa necessità: quella di evitare di doversi dimettere dall’incarico tra la fine di settembre e la metà di ottobre prossimi, considerando che si tornerà alle urne per la Regione tra febbraio e marzo 2024.La parola ora passa alla politica regionale che finora ha ignorato l’appello.