Piena disponibilità a collaborare all’implementazione del Reddito di cittadinanza, riconoscimento dell’importanza di un ampliamento della platea dei beneficiari, nella sottolineatura che un impianto così complesso (che vede una pluralità di attori in campo) presuppone una forte concertazione e una governance ben strutturata. Il successo degli interventi dipenderà infatti anche dalla qualità delle sinergie attivate dai diversi attori coinvolti.
E’ questa in sintesi la posizione dell’Anci, audita oggi presso la commissione Lavoro del Senato sulla conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni (leggi la nota Anci consegnata in audizione). A rappresentare l’Anci il sindaco di Chieti e vice presidente Umberto Di Primio, assieme all’assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli, Roberta Gaeta.
“Perché la riforma abbia effetto, abbiamo segnalato le principali criticità e avanzato richieste in particolare sull’adeguatezza delle risorse economiche necessarie – ha dichiarato l’assessore Gaeta – per sostenere l’aumento della platea dei beneficiari e il maggior carico di lavoro dei Comuni, anche con riferimento ai progetti di utilità sociale e agli oneri derivanti dai controlli anagrafici. Come pure servono adeguate sedi di concertazione nazionale e territoriale, una cabina di regia anche con la componente lavoro”.
“L’audizione di oggi ha aperto una porta verso un confronto che deve ancora essere completato con l’incontro con il ministro Di Maio” ha sottolineato Di Primio a margine dei lavori, ribadendo la volontà dei Comuni di essere protagonisti, insieme al governo, del nuovo percorso avviato con il decreto sul Reddito di cittadinanza ma “abbiamo bisogno anche di certezze su come i Comuni potranno essere parte attiva di questo processo”.
Un punto strategico che per Anci si sostanzia nell’avere “più spazio per la spesa del personale e rendere meno rigidi i vincoli temporali legati alle regole pensionistiche previste dalla cosiddetta quota 100 consentendo la facoltà di utilizzo tempestivo della capacità assunzionali generata da cessazioni programmate. In tal senso – ha continuato Di Primio – si potrà sopperire in modo stabile ed efficace alle esigenze sostitutive, reintroducendo ad esempio un margine di flessibilità nell’utilizzo delle graduatorie che verranno approvate dall’anno in corso, limitando ad esempio il numero degli eventuali idonei al 20 per cento dei posti messi a concorso”.