Roma, 4 lug – Il 93% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani su 3 (65%) tra coloro che andranno in vacanza che visiteranno un borgo nell’estate 2024, secondo Ixe’.
È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”.
Il nuovo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” è stato presentato da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti; Carlo Cambi, giornalista e scrittore. Hanno partecipato Marco Bussone, presidente nazionale Uncem; Mariafrancesca Serra, responsabile Donne Coldiretti. Ha concluso i lavori Luca De Carlo, presidente Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica.
Ha condotto i lavori Manuela Rafaiani, giornalista. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani, si produce infatti ben il 93 per cento dei prodotti di origine protetta (DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazione di Origine Protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati. Questo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” ci restituisce il quadro aggiornato per ogni regione di questa dimensione produttiva estesa e radicata che traduce in valore la diversità culturale. Un sistema virtuoso che rappresenta ben il 70,1% dei 7901 comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni persone, secondo l’analisi di Fondazione Symbola e Coldiretti. Il Piemonte è la regione con il maggior numero di Piccoli Comuni (1.045) seguito dalla Lombardia (1.038) e dalla Campania (345). Ben 297 di 321 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea hanno a che fare con i Piccoli Comuni che, nel dettaglio, garantiscono la produzione di tutti i 54 formaggi a denominazione, del 98% dei 46 olii extravergini di oliva, del 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne, dell’89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e dell’85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria. Ma grazie ai piccoli centri è garantito anche il 79 per cento dei vini più pregiati che rappresentano il Made in Italy nel mondo.
Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279 mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. Ci sono 26 prodotti che si realizzano esclusivamente in piccoli comuni: Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Strachitunt, Castelmagno, Robiola di Roccaverano, Puzzone di Moena/Spretz Tzaorì, Pecorino di Picinisco Alto Crotonese, Seggiano, Fagioli Bianchi di Rotonda, Melanzana Rossa di Rotonda, Castagna di Vallerano, Fagiolo Cannellino di Atina, Farro di Monteleone di Spoleto, il Limone di Rocca Imperiale, il Marrone di Castel del Rio, Asparago di Cantello, Pescabivona, Lenticchia di Castelluccio di Norcia, i Maccheroncini di Campofilone, il Salame di Varzi, il Prosciutto di Carpegna, Valle d’ Aosta Jambon de Bosses, Valle d’ Aosta Lard d’ Arnad/Vallée d’Aoste Lard d’Arnad, il Prosciutto di Sauris, il Salame S. Angelo, il Prosciutto di Norcia.
Questo nuovo rapporto ci restituisce il quadro aggiornato di questa dimensione produttiva estesa e radicata che contribuisce al presidio di territori e paesaggi e a mantenere la ricchezza della nostra biodiversità. Proprio le produzioni DOP e IGP sono state in questo lavoro oggetto di una ricostruzione territoriale lunga, complessa e minuziosa, effettuata a partire dai testi dei disciplinari pubblicati nelle Gazzette Ufficiali UE.
Un patrimonio oggi minacciato dagli effetti del riscaldamento globale che fa sentire i suoi effetti prima e più intensamente su questi territori, aumentandone la fragilità idrogeologica e il rischio di perdita di biodiversità, anche a causa della riduzione delle superfici agricole conseguente allo spopolamento che interessa queste aree.
Per questo è ancora più urgente dare piena applicazione alla legge sulla valorizzazione dei piccoli comuni, la legge Realacci, frutto dell’impegno di molti (primi fra tutti Coldiretti e Legambiente) per vincere le sfide climatica e demografica e guardare a queste realtà come a una scommessa di uno sviluppo e di un’economia più a misura d’uomo.
Fonte: Symbola, Fondazione per le qualità italiane