La sfida alla neutralità climatica è un impegno decisivo per il futuro delle città ed un’occasione di riqualificazione ecologica e di miglioramento dello sviluppo locale e del benessere dei cittadini. Molte città italiane già da alcuni anni hanno aderito all’iniziativa del “Patto dei Sindaci per il clima e l’energia”, ma la transizione alla neutralità climatica richiede oggi un salto di qualità per arrivare ad un taglio delle emissioni di gas serra di almeno il 55% al 2030 e alla neutralità climatica al 2050. Le città sono infatti responsabili di oltre il 70% di emissioni di gas serra e le risorse per far fronte ai danni provocati dagli eventi estremi in Italia dal 2013 ad oggi sono stati di circa 11,42 miliardi di euro.
Per aiutare le città a vincere la sfida del clima è stata presentata ieri, in occasione della 4^ Conferenza Nazionale delle Green City, realizzata dal Green City Network, in collaborazione con il GSE e con il supporto di CONOU, la Carta per la neutralità climatica delle green city.
Si tratta di un pacchetto di una quarantina di misure, suddivise per 5 obiettivi strategici, che spaziano dall’ utilizzo delle risorse del PNRR per progetti con ricadute sul clima alle riqualificazioni energetiche di edifici pubblici e privati; dall’ utilizzo di elettrodomestici ad alta efficienza e la promozione di sistemi mini e microeolici alla diffusione delle migliori soluzioni progettuali bioclimatiche passive; dall’elettrificazione della mobilità urbana, comprese le infrastrutture di ricarica e l’uso dei biocarburanti sostenibili alla promozione della bioeconomia rigenerativa che non genera emissioni di gas serra e contribuisce a recuperare aree dismesse e tutelare i suoli agricoli; dalle progettazioni ispirate da modelli circolari che puntino su rigenerazione, recupero, riutilizzo all’incremento dei parchi, dei giardini, delle dotazioni di alberature stradali, di pareti e coperture verdi per facilitare l’assorbimento di carbonio. Tutte misure che dovranno mettere la città sulla “buona strada” verso la neutralità climatica.
La Carta per la neutralità climatica delle green city è già stata sottoscritta da 45 città: Albano Laziale, Aosta, Arezzo, Azzano Decimo, Bari, Belluno, Bergamo, Bisceglie, Brescia, Calenzano, Caravaggio, Casalecchio di Reno, Cesena, Cosenza, Crispiano, Ferrara, Firenze, Formigine, Genova, Ginosa, Imola, Lecco, Livorno, Lucca, Mantova, Milano, Napoli, Noci, Padova, Parma, Pescara, Pineto, Pordenone, Pozzuoli, Prato, Rimini, Saronno, Segrate, Sorradile, Sorrento, Tezze sul Brenta, Torino, Trezzano sul Naviglio, Urbino, Valenza.
Dalla 4ͣ Conferenza Nazionale delle green city, realizzata dal Green City Network (la rete promossa dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile), in collaborazione con il GSE e con il supporto di CONOU, è emerso chiaramente che «La sfida alla neutralità climatica è un impegno decisivo per il futuro delle città ed un’occasione di riqualificazione ecologica e di miglioramento dello sviluppo locale e del benessere dei cittadini: Molte città italiane già da alcuni anni hanno aderito all’iniziativa del “Patto dei Sindaci per il clima e l’energia”, ma la transizione alla neutralità climatica richiede oggi un salto di qualità per arrivare ad un taglio delle emissioni di gas serra di almeno il 55% al 2030 e alla neutralità climatica al 2050. Le città sono infatti responsabili di oltre il 70% di emissioni di gas serra e le risorse per far fronte ai danni provocati dagli eventi estremi in Italia dal 2013 ad oggi sono stati di circa 11,42 miliardi di euro».
Per aiutare le città a vincere la sfida del clima è stata presentata la Carta per la neutralità climatica delle green city, un pacchetto di una quarantina di misure, suddivise per 5 obiettivi strategici:
1- Promuovere un nuovo protagonismo delle città per la transizione alla neutralità climatica – Per raggiungere questo obiettivo le città dovrebbero in particolare utilizzare al meglio le nuove possibilità di realizzare progetti locali con ricadute sul clima finanziati con le risorse del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza e rendere espliciti e valorizzare, oltre ai vantaggi per il clima, anche eventuali altre ricadute per il benessere e l’occupazione. Accompagnare l’adesione alla Carta con un piano di attività che indichi misure, target e tempi. Integrare le misure di mitigazione e quelle di adattamento climatico e le misure per la transizione alla neutralità climatica e quelle per la qualità e la vivibilità delle città, in particolare per la qualità dell’aria, la rigenerazione urbana, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, la mobilità sostenibile, la gestione ecologica delle acque e lo sviluppo delle infrastrutture verdi; integrare anche le misure per la riduzione delle emissioni di gas serra e quelle per l’economia circolare a livello urbano, per la riduzione del consumo di risorse e di energia nella produzione e nei consumi.
2 – Aumentare l’impegno per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili riducendo i consumi complessivi di energia entro il 2030 di almeno il 15% rispetto a quelli pre-pandemia e tagliando di circa il 40% i consumi di combustibili fossili, arrivando al 40% di fonti rinnovabili a fine decennio con le rinnovabili elettriche che dovranno coprire il 70% della poduzione. Per rispettare questo quadro le città dovranno, tra l’ altro, definire programmi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici e di quelli privati, con particolare attenzione agli aggregati edilizi a scala di condominio o di isolato; promuovere progettazioni integrate che ottimizzino la risposta bioclimatica; definire misure contro gli sprechi di energia per massimizzare l’efficienza energetica degli impianti termici; promuovere l’uso di apparecchiature ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica; promuovere sistemi solari attivi, termici e fotovoltaici di nuova generazione; sistemi mini e microeolici; sistemi di approvvigionamento di energia da fonte geotermica ecc.promuovere le dynamic smart grid; promuovere local energy renewable community di utenze locali aggregate.
3 – Puntare su una mobilità urbana più sostenibile con meno auto. Le città hanno un ruolo decisivo in questo cambiamento verso una mobilità urbana meno dipendente dall’auto, di migliore qualità e climaticamente neutrale, il trasporto stradale è responsabile del 90% delle emissioni del settore. Le città dovranno quindi definire un piano per la mobilità sostenibile, integrata con la pianificazione urbana, precisando gli obiettivi, con particolare riferimento alla riduzione dell’uso dell’auto privata; favorire il modal shift e la sharing mobility; estendere le zone pedonalizzate e le ZTL quelle con accessi a pagamento; facilitare la riduzione degli spostamenti, facilitando forme di smart working; estendere le reti di piste ciclabili e di percorsi pedonali; promuovere l’elettrificazione, comprese le infrastrutture di ricarica, l’uso dei biocarburanti sostenibili e dell’idrogeno verde per la mobilità urbana; riorganizzare la distribuzione urbana delle merci.
4 – Promuovere l’economia circolare decarbonizzata. Le città dovranno in particolare promuovere tra i cittadini consumi consapevoli che non danneggino il clima; sostenere la transizione delle imprese locali verso modelli circolari e nei miglioramenti di efficienza energetica; promuovere la bioeconomia rigenerativa che, utilizzando in modo sostenibile risorse rinnovabili, non genera emissioni di gas serra e contribuisce a recuperare aree dismesse, a tutelare i suoli agricoli e ad aumentare il carbonio organico nei suoli; promuovere la diffusione di pratiche agro-ecologiche e biologiche; ridurre la produzione di rifiuti, ne aumentino il riutilizzo, fissino obiettivi avanzati di raccolta differenziata e di riciclo di tutti i rifiuti, potenziando la raccolta dei rifiuti organici.
5–Aumentare gli assorbimenti di carbonio – Gli assorbimenti di carbonio nei suoli, nei sistemi forestali e nelle infrastrutture verdi, entro il 2050 dovrebbero almeno raddoppiare rispetto ai livelli attuali, per compensare le emissioni incomprimibili e consentire un bilancio di emissioni nette pari a zero. Le città dovrebbero quindi tra l’ altro, tutelare i suoli come serbatoi di carbonio e quindi puntare ad azzerare il consumo di nuovo suolo facendo fronte ai fabbisogni con il migliore utilizzo delle aree già urbanizzate; recuperare, bonificare, rinaturalizzare suoli, aree urbane e periurbane degradate; valorizzare la biodiversità nelle città, puntando all’incremento dei parchi e dei giardini, delle dotazioni di alberature stradali, delle realizzazioni di pareti e coperture verdi, dei sistemi di orti urbani, prestando attenzione anche alle reti esistenti dei fiumi, dei canali e dei fossi; promuovere l’implementazione di corridoi ecologici, di cinture verdi e di green and blue infrastructure, con la riqualificazione degli spazi aperti, urbani e periurbani; promuovere l’impiego di materiali, componenti e sistemi artificiali atti alla cattura, sequestro e stoccaggio della CO2 attraverso l’azione di rinnovati involucri architettonici, coperture edilizie, pavimentazioni ecc.
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha concluso: «Così come sta avvenendo a livello europeo in vista della COP 26 di Glasgow è necessario che anche le città italiane si impegnino di più per il clima, la Carta per la neutralità climatica delle green city fornisce alcune indicazioni che possono essere molto utili per aggiornare questo impegno che può essere anche un’occasione di riqualificazione della qualità ecologica delle città e di rilancio dello sviluppo sostenibile locale».