In valore assoluto, le regioni in cui si registra il volume più elevato di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche sono la Lombardia (324mila iscrizioni e 310mila cancellazioni), il Veneto (140mila iscrizioni e 133mila cancellazioni) e l’Emilia-Romagna (128mila iscrizioni e 115mila cancellazioni). In termini relativi, invece, rapportando il numero di iscrizioni e cancellazioni alla popolazione residente, la regione che mostra la dinamica migratoria interna più vivace è la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, con tassi pari a 37 iscrizioni e 36 cancellazioni per 1.000 abitanti, seguita da Lombardia (33 iscrizioni e 31 cancellazioni per 1.000) e Piemonte (30 iscrizioni e 29 cancellazioni per 1.000). La regione meno dinamica è la Basilicata con tassi pari circa a 11 iscrizioni e 16 cancellazioni per 1.000 residenti.
I saldi migratori interni evidenziano la perdita o il guadagno di popolazione dovuti ai trasferimenti di residenza da una regione all’altra. In termini relativi i saldi migratori per 1.000 residenti più elevati si hanno in Emilia-Romagna (+3‰) e nella provincia autonoma di Trento (+2,3‰), quelli più bassi in Basilicata (-4,7‰), Calabria (-4,3‰), e Molise (-3,7‰). In generale, le regioni del Centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, +1,3‰); viceversa, quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (-2,5‰) (Figura 1). A livello sub-regionale, le province più attrattive, con saldo migratorio netto positivo più alto, sono Bologna (+3,7‰), Ferrara e Piacenza (3,5‰), Pavia, Monza-Brianza, Ravenna, Trieste e Parma (+3,0‰). Le province che invece perdono più residenti, registrando saldi migratori netti più bassi, sono Crotone (-6,6‰), Caltanissetta (-6‰), Vibo Valentia (-5,7‰), e Reggio Calabria (-5,2‰).