Dichiarazione del Presidente Anci Abruzzo e Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto a Roma, 5 novembre 2019, Camera dei Deputati in audizione alla Camera. “Il nostro monito è stato duro e chiaro: i sindaci e le comunità colpite nutrono molte aspettative da momenti come questo. Avete una grande responsabilità ed è quella di consentire ai nostri territori di avere un futuro. Sia chiaro: una presa in giro come quella messa in atto con il decreto Sblocca cantieri non la tollereremo più. Il Parlamento senta forte il nostro come un diritto e un diritto lo si affronta riconoscendolo e garantendolo nelle aule parlamentari”. Quella di oggi è davvero l’ultima chiamata, l’ultimo appello che rivogliamo noi sindaci del cratere sismico del centro-Italia. Ultimo appello perché troppo spesso, nelle altre audizioni, abbiamo acquisito impegni che sono poi stati sconfessati. L’ultima chiamata all’appello, per un Parlamento che ha una grossa responsabilità, quella di riscrivere le regole per poter salvare le nostre popolazioni; non ci saranno altre occasioni. Poche parole oggi, in audizione, perché il Parlamento e il Governo devono essere a conoscenza di ciò che serve per il nostro cratere. Abbiamo avuto, nella fase di conversione del decreto sblocca- cantieri, l’impegno da parte del precedente sottosegretario Crimi che quello sarebbe stato l’ultimo Decreto. Ovviamente così non è stato, ed ecco perché questa diventa l’ultima opportunità, l’ultimo appello per inserire le norme che servono. Poche parole, se non per invocare e richiamare tutto ciò che abbiamo detto negli ultimi anni ma rimasto inascoltato: una semplificazione vera, reale della ricostruzione pubblica, con norme straordinarie adeguate alla straordinarietà che viviamo; siamo in una ricostruzione ferma con misure normative ordinarie: questo è gravissimo. Speriamo che la Commissione ascolti le istanze che noi sindaci, tutti all’unisono da ogni parte del territorio, abbiamo rappresentato. L’accelerazione e la semplificazione della azione sulla ricostruzione pubblica, scolastica e ATER. Ricostruzione privata: abbiamo presentato un emendamento che porta a 600 le unità di personale. Finora abbiamo avuto sono 200 unità col decreto sblocca-cantieri che non sono state nemmeno trasferite perché mancano le Ordinanze commissariali: quel poco che è stato dato, non è stata neppure attuato dal Commissario. Questo è gravissimo: ci siamo già mangiati cinque mesi di copertura finanziaria. Quindi più personale, una semplificazione vera anche della ricostruzione privata con una norma che non penalizzi troppo i professionisti; la proroga dello stato di emergenza; importante poi la norma con cui abbiamo chiesto di inserire sulla estensione ai Comuni al di sotto dei 30.000 abitanti del contributo per la manutenzione straordinaria, che era stato dimenticato prima del decreto sblocca cantieri e poi da quella quello per le norme del sisma. Quindi un emendamento sulla cumulabilità dei contributi pubblici con indennizzi assicurativi, necessario per evitare una interpretazione assolutamente folle del decreto sisma che vuole penalizzare i Comuni che erano stati virtuosi e che si vedono costretti a pagare polizze assicurative per avere indennità. Abbiamo predisposto e presenteremo attraverso i nostri parlamentari una norma importante che prevede la deroga per la fusione delle Camere di Commercio all’interno del cantiere sismico che non può essere penalizzato con la perdita di ulteriori presidi. Abbiamo chiuso, ripetendo quello che già ieri abbiamo detto nel discorso del 4 novembre, invocando il diritto alla ricostruzione. Noi sindaci eravamo lì in audizione ed avvertivamo il senso non di stare ad elemosinare qualcosa, così come ci hanno costretto ed hanno costretto i nostri cittadini a dover elemosinare norme, risorse, spazi, luoghi, per affrontare il dramma del terremoto. I nostri cittadini hanno il diritto, e va ribadito con grande forza, il diritto alla ricostruzione, il diritto alla dignità e oggi questo diritto è in mano al nostro Parlamento, ai nostri parlamentari, che sono chiamati a dare risposte che finora non ci sono state. I diritti si riconoscono e garantiscono; noi continueremo o a combattere per questa fase che è decisiva, ovviamente nel dialogo, così come accade per gli incontri istituzionali, ma saremo sempre in prima fila, in Parlamento e in piazza, senza mollare mai.