AREZZO – “I sindaci chiedono di essere ascoltati perché conoscono e devono rispondere alle esigenze dei cittadini. Non vogliamo sostituirci a chi è chiamato a decidere ma rappresentiamo a nostra volta una classe dirigente forte che si è costruita sui territori. E che può diventare classe di governo nei prossimi anni”. A spiegarlo è stato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, durante l’intervista pubblica, rilasciata ad Antonio Polito, che ha chiuso i lavori della XXXVI assemblea annuale dell’’Anci ad Arezzo.
In apertura del dialogo con l’editorialista del Corriere della Sera, Decaro ha voluto sottolineare che “l’Anci non ha colore politico” e che il colore distintivo dei sindaci “è quello bianco, rosso e verde delle nostre fasce tricolori”. Quindi è passato ad elencare i principali temi di confronto con il governo, a partire dal sistema di riscossione dei Comuni. “Su questo – ha detto – voglio specificare che le modalità di riscossione erano anacronistiche, regolate da una norma del 1910. Abbiamo solo ottenuto di riunire in un unico atto l’avviso di accertamento e l’ingiunzione di pagamento”.
Una battaglia che Decaro ha lanciato da Arezzo riguarda l’indennità dei sindaci dei piccoli Comuni, quelli al di sotto dei cinquemila abitanti, che andrebbe portata a un minimo di 1.500 euro netti al mese. “Alcuni sindaci di piccoli Comuni – ha ricordato – fanno sostanzialmente volontariato. Pur dovendo rispondere delle stesse responsabilità dei sindaci di Comuni maggiori, prendono uno stipendio minore di quanto avrebbero percepito se avessero chiesto il reddito di cittadinanza. E’ un paradosso per noi che dovremmo essere i custodi di questa cittadinanza”.
Sollecitato da Polito, il presidente ha poi parlato di autonomia differenziata. “L’autonomia è scritta in Costituzione e deve essere attuata. Ma le Regioni devono sapere che ci vuole rispetto verso gli enti locali, tenendo conto che dobbiamo tenere il Paese unito da un punto di vista giuridico ed economico. rispettandone le differenze. La gestione e la programmazione spetta alle Regioni, agli enti locali la gestione, senza ingerenze o sovrapposizioni”.
Ma il primo nodo è sempre quello delle risorse e il primo scoglio da affrontare l’incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 27 novembre, sulla legge di bilancio. “Abbiamo sempre interloquito con i governi di qualsiasi schieramento politico – ha ricordato il presidente dell’Anci – rivendicando le risorse che sono indispensabili per assicurare ai cittadini servizi e, con i servizi, il loro diritto alla felicità. I Comuni non chiedono più risorse ma difendono risorse che già sono loro. Non possiamo e non vogliamo andare ogni anno col cappello in mano a chiedere quello che ci spetta. Un esempio per tutti: se, per legge, il taglio del dl 66 è terminato un anno fa, dove sono i 564 milioni di euro dei Comuni? Tra questi soldi, quel che costa l’accantonamento al fondo crediti dubbia esigibilità, il rinnovo del contratto dei dipendenti, abbiamo stimato in un miliardo di euro le risorse che mancano. Significherebbe far saltare i bilanci di molti Comuni e di azzerare servizi ai cittadini in molti altri”.