“Chiediamo al governo di convocare una cabina di regia con i presidenti di Regione e i sindaci per affrontare insieme l’emergenza. Non ce la facciamo solo con le prefetture. Stiamo già andando in crisi e man mano che aumentano gli sbarchi, sarà peggio. Dobbiamo anticipare i prossimi mesi, capire come fare un’accoglienza diversa rispetto a quello che si è fatto finora”. E’ quanto sostiene il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, in una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa in edicola questa mattina.
“L’obiettivo di tutti – spiega Decaro – è scongiurare le tendopoli. Se mettiamo 1000 persone in un Cas che ne può contenere 500 diventa un problema: non possiamo concentrare gli immigrati nei centri più grandi. Anche per l’ordine pubblico. In spazi risicati con gli immigrati che hanno etnie diverse possono nascere tensioni. Servono fondi”.
Secondo Decaro sul tema immigrazione i problemi sono due: “Non si possono utilizzare i Sai ( sistema di accoglienza e integrazione) a gestione comunale dove ci sono soltanto i minori che arrivano non accompagnati. Prima il circuito permetteva di spostare una parte dei richiedenti asilo nei Sai e questo allargava l’accoglienza sul territorio nazionale. Non avendo i Sai a disposizione si riduce l’accoglienza diffusa”.
Secondo il presidente dell’Anci allo stato attuale ci sono pochi centri di accoglienza (i Cas) “che si stanno riempendo sempre di più e ciò creerà dei problemi”. -“Quando diciamo che l’Europa deve accogliere per distribuire i flussi migratori – continua Decaro – è chiaro che dobbiamo farlo prima noi, poi possiamo chiederlo all’Europa. Arrivano prima da noi e siccome non sono cambiati gli accordi di Dublino, i migranti vanno accolti nella nazione dove arrivano. Se li distribuiamo sul territorio nazionale è chiaro che possiamo fare accoglienza e garantire condizioni migliori”.
E sul rapporto tra sindaci e governatori nella gestione dell’emergenza, Decaro conclude: “Abbiamo posizioni diverse, veniamo da esperienze diverse, ma i sindaci e i governatori cercano di amministrare e cercare soluzioni. Per noi, la soluzione è accogliere in maniera equilibrata e diffusa su tutto il territorio nazionale. I grandi centri creano problemi e possono andare bene solo come accoglienza temporanea. Ci sono ancora i vecchi Cara che sono degli hot spot e che dovevano servire solo a fare i riconoscimenti. Poi i migranti andavano redistribuiti. Oggi invece si fermano in pianta stabile. Nei Cas ci sono ancora afghani e ucraini che potrebbero essere accolti in maniera diversa e liberare posti letto”.