“La riforma del codice dei contratti va nella direzione che i Comuni auspicano, visto che si risolvono alcuni problemi dovuti alla mancanza di strutture progettuali adeguate in tanti enti. Apprezziamo il lavoro del governo per garantire continuità alle stazioni appaltanti ed agli operatori, con modifiche introdotte in linea con Anci sull’equo compenso, sulla tutela del lavoro, sulla revisione prezzi, sulle piccole e medie imprese, sull’esecuzione dei contratti, le progettazioni digitali e la qualificazione delle stazioni appaltanti. Tuttavia, sollecitiamo modifiche per semplificare aspetti critici, prevedendo innanzitutto l’entrata in vigore progressiva entro i prossimi 6 mesi, e non dal 1° gennaio, degli istituti che richiedono un necessario adeguamento operativo da parte delle stazioni appaltanti”. Lo ha evidenziato Enrico Trantino, sindaco di Catania e delegato ad Infrastrutture e lavori pubblici, intervenendo davanti la Commissione Ambiente della Camera, nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici. (DOCUMENTO AUDIZIONE)
Secondo il delegato Anci, “per un adeguamento operativo delle stazioni appaltanti sarebbe auspicabile una sorta di ‘tempo cuscinetto’: partire dal 1° gennaio 2025 significherebbe veramente mettere in grossa difficoltà enti locali e stazioni appaltanti, chiediamo un avvio dal 1° luglio 2025 con un’entrata a pieno regime al 1° gennaio 2026″.
Trantino ha poi richiamato l’attenzione su altri punti su cui Anci auspica modifiche. Innanzitutto, l’indicazione di diversi CCNL per lavori costituiti da più categorie nonché per forniture e servizi costituiti da più prestazioni: “il richiamo nello schema di riforma a un solo contratto collettivo renderebbe difficile la verifica delle equivalenze, con un surplus di lavoro che si potrebbe evitare riferendo il CCNL alla singola categoria o alla singola prestazione”, ha sottolineato.
Ancora, “una richiesta di delega dall’Anac per l’acquisizione del Cig anche tramite interfaccia web per i microaffidamenti per venire incontro alle esigenze di molti Comuni, specie piccoli enti, che si sono avvalsi di questa facoltà per gli affidamenti diretti inferiori a 5mila euro”. Trantino ha poi chiesto da un lato la “possibilità per gli operatori economici di indicare diverso e minor costo della manodopera a proprio onere, per adeguarsi alla più recente giurisprudenza del Consiglio di Stato che ha riconosciuto la piena continuità del codice del 2023 rispetto a quello del 2016”. Dall’altro, “l’aumento della soglia di utilizzo del Bim da due milioni a quattro milioni, poiché – ha spiegato – un’introduzione generalizzata per gli appalti superiori a due milioni costringerebbe un grande numero di stazioni appaltanti a ricorrere ad incarichi esterni per dotarsi di personale formato”. Ancora il delegato Anci ha auspicato che venga “ripristinata per gli operatori economici la distinzione tra categorie a qualificazione obbligatorie e non obbligatorie così come l’elencazione delle categorie cosiddette Sios, proprio perché il nuovo codice dei contratti non le prevede”.
Infine, il sindaco di Catania ha evidenziato una criticità sull’equo compenso in caso di affidamento diretto: “Per i contratti di servizi di ingegneria e di architettura di importo inferiore a 140mila euro, poiché con una riduzione del 20% rispetto alla stima dell’ente il decremento su cui poi si assesteranno tutte le offerte di ribasso sarebbe minimo, sarebbe il caso lasciare che il ribasso sia libero, ovvero che la percentuale massima sia elevata significativamente rispetto a quella attualmente prevista”, ha concluso Trantino.