“Apprezziamo un decreto in cui, finalmente, si parla solamente del sisma del Centro Italia. Ma vogliamo essere chiari: questa è l’ultima occasione per fare in modo che parta davvero la ricostruzione, che altrimenti rimarrà solo elemento di polemica tra le forze politiche. Qui ci sono i sindaci che vogliono osare, il Parlamento osi insieme a loro”. Così il sindaco di Senigallia e coordinatore delle Anci regionali, Maurizio Mangialardi, nel corso dell’audizione di Anci presso la commissione Ambiente della Camera, che ha ascoltato una delegazione di sindaci del cratere – tra cui i primi cittadini di Amatrice (Fontanella), Arquata del Tronto (Petrucci), Norcia (Alemanno) e Teramo (D’Alberto) – in merito al decreto Sisma.
“Poniamo alcuni temi principali nel documento che consegniamo, che è il risultato e la cifra del ritardo di un percorso che va avanti da ormai tre anni. Per prima cosa – ha detto Mangialardi – occorre intervenire sul personale, prorogando oltre i 36 mesi i contratti in essere. Altra proroga serve alla fase emergenziale che chiediamo sia estesa fino al 2024”. Mangialardi ha poi chiesto “che vengano assegnati i segretari comunali anche ai piccoli Comuni del cratere” insieme a “norme più semplici su ricostruzione pubblica e privata, magari ripetendo lo schema efficace seguito col Ponte Morandi di Genova”. E poi la ripresa socio-economica dei territori che secondo il sindaco di Senigallia deve passare “da zone franche e zone economiche speciali, altrimenti ricostruiremo solo bei presepi senza vita”.
“Numeri alla mano – ha detto nel suo intervento il sindaco di Amatrice Antonio Fontanella – la situazione è difficile. La ricostruzione è ferma al 4 per cento e ad Amatrice ci sono 3.650 edifici da ricostruire, su 90mila in totale del cratere, e oltre 800 da ristrutturare. Serve staff di personale stabile e qualificato, per questo chiediamo che le assunzioni durino per tutto il tempo della ricostruzione: solo così potremmo renderla credibile. C’è anche la questione dei segretari comunali – ha aggiunto Fontanella – figura centrale nella gestione degli iter amministrativi, che in molti piccoli Comuni del cratere non ci sono. Questo rende di fatto inestricabili questioni giuridiche e di contenzioso che si vengono a verificare quotidianamente”.
Per Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, “bisogna intervenire su alcune normative che frenano la ricostruzione privata, basti pensare ad esempio alla complessità della ricostruzione di edifici non più esistenti i fabbricati demoliti e relative macerie non presenti, dove non esiste neanche più la traccia del perimetro del fabbricato. Pe questa casistica abbiamo proposto una specifica per i comuni che presentano le situazioni di particolare gravità individuate, per consentire anche in queste situazioni l’avvio della ricostruzione, senza ripercorrere l’intero iter autorizzativo ordinario. Anche sulla viabilità occorre un segnale, essendo sostanzialmente ancora bloccata tra Umbria e Marche, con conseguenti gravi danni economici per i territori. Infine – ha concluso Alemanno – fondamentale è un regime speciale per imposte e contributi, per far restare i residenti nei territori e invogliare le imprese ad investire da noi”.
Duro il monito del sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto: “I sindaci e le comunità colpite – ha detto – nutrono molte aspettative da momenti come questo. Avete una grande responsabilità – ha detto D’Alberto ai commissari – ed è quella di consentire ai nostri territori di avere un futuro. Sia chiaro: una presa in giro come quella messa in atto con il decreto Sblocca cantieri non la tollereremo più. Il Parlamento – ha concluso – senta forte che il nostro come un diritto e un diritto lo si affronta garantendolo nelle aule parlamentari”.
Infine Aleandro Petrucci, primo cittadino di Arquata del Tronto. “Ci siamo riuniti come sindaci varie volte coordinati all’interno dell’Anci – ha ricordato – e questo che presentiamo è un documento limitato alle richieste indispensabili. Non ci interessano i colori politici – ha rimarcato Petrucci – ma solo vedere accettate le nostre istanze. Nel mio Comune abbiamo tolto 280mila tonnellate di macerie e altre 100 ne restano. Il paese è tutto crollato. Senza una mano e senza questi emendamenti non ce la potremo fare”.