Negli ultimi decenni l’Abruzzo ha visto un forte spopolamento delle sue aree interne. Un fenomeno di portata nazionale, ma che presenta alcune peculiarità, che è necessario da comprendere per poter studiare, pianificare e realizzare politiche pubbliche adeguate.
Nonostante in regione viva più o meno lo stesso numero di persone di 70 anni fa, al proprio interno l’Abruzzo è differenziato. Abbiamo parlato di spopolamento con alcuni ricercatori e ricercatrici che si occupano proprio delle aree interne abruzzesi. Per provare a capire le ragioni profonde del fenomeno e immaginare soluzioni praticabili.
Gli abruzzesi e una stabilità solo apparente
L‘Abruzzo ha oggi grosso modo la stessa popolazione del 1951: 1,28 milioni di persone. Ma si tratta di una stabilità solo apparente.
In primo luogo perché il numero di abitanti è cambiato nel corso dei decenni. È passato, infatti, da 1,28 milioni del dopoguerra a 1,17 milioni agli inizi degli anni ’70, con una diminuzione di quasi il 9% in appena un ventennio caratterizzato dal boom economico, la crescita dell’industrializzazione e l’abbandono dell’agricoltura.
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