In occasione del decennale del teremoto che colpì il capoluogo abruzzese, proponiamo quest’articolo di Gianluca Salustri, reperibile al link http://www.qualcheriga.it/sismaq-documenti-terremoto-aquila/
Il decennale del terremoto aquilano è alle porte mentre lo skyline della città continua a essere popolato da alte gru che svettano sul centro storico ferito. È quello stesso centro storico che, in gran parte, di giorno si riempie di operai, restauratori e tecnici in giacca e cravatta per poi farsi accompagnare nel silenzio della notte vuota. In cui i sogni non costano nulla e i ricordi di quello che fu provocano invece sorrisi amari e pianti inaspettati. Lacrime da versare ogni giorno per le 309 vittime e pianti di gioia per chi riesce a rientrare nella propria abitazione.
La città intanto si appresta a commemorare la triste ricorrenza tra eventi istituzionali, pubblicazioni, presenze di personaggi più o meno apprezzati in zona e la classica e toccante fiaccolata che si ripete dal 2010 nella notte del 6 aprile per concludersi in piazza Duomo, dove in quelle maledette 3.32 vengono recitati uno dopo l’altro i nomi dei morti sotto le macerie.
C’è però qualcun altro che sta cercando di tener viva la memoria di quello che è stato. Lavorando con metodo scientifico e archivistico e lasciando al web il gravoso compito di tenerne traccia e di tramandarlo; a chi ha vissuto il terremoto dell’Aquila e a chi quel giorno non era ancora nato, per permettere di documentarsi su uno degli eventi che più hanno sconvolto le dinamiche di una città, di una regione e di un intero Paese nel primo decennio del nuovo secolo, tra morti nella casa dello studente che a tutto doveva servire meno che a far soccombere una nuova generazione di laureati, progetti C.A.S.E., indagini e scandali nella ricostruzione.
S.I.S.M.Aq, un archivio imponente di video e immagini
Quel qualcun altro è in realtà un gruppo di persone riunite sotto l’acronimo di S.I.S.M.Aq, che sta per Servizio Informativo sul Sisma Memoria L’Aquila, un progetto nato a novembre 2010 sotto la direzione della Deputazione Abruzzese di Storia Patria e realizzato con il contributo della Fondazione Carispaq.
Il progetto si è posto sin dall’inizio lo scopo nobile di creare un archivio documentaristico a 360 gradi, preoccupandosi in primis delle storie delle vittime – raccolte in un’apposita sezione in cui le storie dei singoli contribuiscono a mettere nero su bianco il tragico storytelling di quella notte – e poi di tutta una serie di testimonianze di giornalisti, scrittori, reporter, fotografi e operatori video, che attraverso i loro lavori hanno raccontato L’Aquila durante quella notte e nei mesi successivi.
Un lavoro di ricerca e archiviazione imponente, che non è dato sapere se vedrà mai scritta la parola fine. Perché il terremoto dell’Aquila è stato un evento che a modo suo ha fatto parlare di sé in tutto il mondo, anche grazie, o a causa, del successivo G8 che vide protagonisti Obama e gli altri sui luoghi del disastro. E anche perché la ricostruzione sarà certamente ancora molto lunga e di articoli, inchieste giornalistiche e reportage, c’è da giurarci, ne seguiranno ancora.
Il lavoro certosino svolto fino ad ora, comunque, permette già all’utente che si trovasse ad entrare dentro il sito di S.I.S.M.Aq di perdersi e ritrovarsi in una delle innumerevoli pagine visitate, da quelle negli archivi dei video dei Vigili del Fuoco fino ai riconoscibilissimi corti della serie “Dice che” di Francesco Paolucci e Mauro Montarsi, che nei mesi immediatamente seguenti al 6 aprile cercavano di strappare una risata alla popolazione con ironia e burle dei sentito dire in città.
S.I.S.M.Aq, le pubblicazioni e i giornali dei campi
C’è, anche, la catalogazione bibliografica delle centinaia di pubblicazioni a riguardo, raccolte in una sezione ad hoc consultabile per ordine alfabetico dell’opera o dell’autore o per data di pubblicazione. E poi ancora foto, tante foto, a fermare in un’immagine il tempo di case crollate, locali riaperti (sì, c’è anche una sezione “riaperture dei locali”), immenso patrimonio culturale colpito e volti di persone più o meno note. La rassegna stampa racchiude invece uno sterminato elenco di testate locali, nazionali e internazionali che si sono occupate del “caso”, ma forse, per cercare di capire da vicino gli umori e le sensazioni che si vivevano sul territorio in quei mesi sembrerebbe più utile aprire la sezione “giornale dei campi”, che racchiude le fanzine più o meno autoprodotte fatte circolare dentro alle tendopoli quando la Protezione Civile lo autorizzava.
Un archivio di migliaia e migliaia di documenti che rappresenta un tesoro, per chi vuole approfondire o per chi sente la necessità di “fare memoria”, che è il concetto principe alla base del progetto stesso. “Perché la memoria non può morire”, dicono dalla pagina Facebook di S.I.S.M.Aq., in onore delle vittime del terremoto ma anche della città intera, chiamata in questi giorni più che mai a confrontarsi, ancora una volta, con uno sforzo emozionale pieno di ricordi e di “jemo ‘nnanzi”.
[Le foto a corredo di questo post sono ovviamente tratte dal sito di S.I.S.M.Aq]